Sono anni che in Italia, così come nel resto del mondo, si sente parlare in continuazione di cambiamenti climatici, principalmente per via dell’innalzamento delle temperature: lunghi periodi siccitosi si alternano a temperature miti e poi a eventi metereologici violenti. Classici esempi sono le forti raffiche di vento e le precipitazioni intense.
Per questo motivo, all’interno del Belpaese si sta registrando un incredibile boom di coltivazioni tropicali. La frutta secca esotica made in Italy sta conquistando i mercati stranieri, riscuotendo un considerevole successo.
Boom di coltivazioni di frutta esotica: ecco le regioni leader in termini di produzione
Le stime più recenti mettono in evidenza come nell’ultimo triennio, le coltivazioni di lime, avocado, mango, papaya, bacche di goji e frutto della passione siano addirittura raddoppiate, superando la soglia dei 1.000 ettari fra Calabria, Sicilia e Puglia. Sono queste, al momento, le tre regioni leader nelle coltivazioni di frutta secca.
Il caso della Puglia
La coltivazione di frutta esotica si sta dimostrando un business in forte ascesa soprattutto nell’entroterra pugliese, a cominciare dal Salento e dall’area tarantina che possono contare su condizioni climatiche molto favorevoli: allo stato attuale delle cose, 500 ettari sono stati destinati ai cosiddetti super-frutti, appositamente trapiantati. Al momento, la produzione non è entrata a pieno regime, se non in minima parte. L’intento primario dei coltivatori è quello di priorizzare la formazione delle piante. In seguito alla fortificazione di queste ultime, le cose potrebbero cambiare. Già ad oggi, soprattutto nel segmento dell’alta ristorazione c’è una forte richiesta di avocado. Con ogni probabilità, verrà soddisfatta appieno nei prossimi due o tre anni.
Il Sud Italia sarà terreno fertile per l’esportazione di frutta esotica
Nei prossimi anni, la produzione di frutta esotica potrebbe addirittura raddoppiare. Questo vorrebbe dire che se oggi, nella maggior parte dei casi, mango, avocado e papaya sono considerati in larga prevalenza ancora dei prodotti di importazione e quelli made in Italy una mera eccezione, in futuro le cose potrebbero cambiare: sugli scaffali dei grandi ipermercati e dei supermercati, potremmo assistere alla valorizzazione della nostra agricoltura tropicale. Merito del cambiamento climatico che ha contribuito a rendere il Sud Italia il contesto perfetto per la crescita di una miriade di piante, ancora poco conosciute.
L’impatto del surriscaldamento globale
Come sottolineato da Coldiretti, il surriscaldamento globale sta modificando in modo palese i comportamento di consumo. E nei prossimi anni, questo aspetto sarà ancora più evidente. Le imprese agricole dovranno prendere inevitabilmente altre decisioni per via degli effetti di questo fenomeno che ha contribuito ad innalzare di circa 1,1 gradi centigradi la temperatura rispetto a oltre un secolo fa. I livelli di anidride carbonica nell’atmosfera sono ad oggi fra i più elevati in assoluto, al punto che se questi saranno i trend, nel prossimo trentennio la temperatura salirà di 1,5 gradi centigradi sino a 2 entro fine secolo. In questo senso, gli esiti potenziali del surriscaldamento globale si sono visti già in occasione di quest’estate, considerata fra le più calde di sempre con un +2,18 gradi centigradi in rapporto alle medie nazionali.
I gusti degli italiani
Nell’era della globalizzazione, gli italiani dichiarano di apprezzare le coltivazioni tropicali, tanto è vero che, secondo diversi sondaggi, oltre il 60% degli intervistati dichiara che non si farebbe problemi ad acquistare i frutti esotici made in Italy a discapito di quelli stranieri. E non è tutto, visto che il 71% sostiene di essere disposto a pagare quel quid in più, qualora fosse presente la certificazione made in Italy.
Conclusioni
Insomma, i frutti tropicali nostrani stanno conquistando il mercato interno, ottenendo sempre più feedback positivi anche all’estero. Ciò che, però, appare strano è che nei prossimi anni vi sono tutti i presupposti per veder modificata l’agricoltura del nostro Paese. Di conseguenza, potrebbero mutare anche i consumi.
Il cambiamento climatico sta rivoluzionando già ad oggi le scelte produttive delle realtà imprenditoriali agricole italiane: crescono le colture tipiche di aree geografiche lontane, come Asia e Sud America.
Tra molti addetti ai lavori serpeggia un certo malcontento, visto che laddove sorgevano aranceti, potrebbero trovare spazio tutte quelle coltivazioni tipiche dei climi tropicali. La speranza, per molti, è quella di ritornare a climi mediterranei, ma nell’attesa appare evidente l’aumento degli ettari di terreno destinati alla frutta tropicale.
Un caso di successo simile, tuttavia, lo si continua ad avere tuttora: nell’Agro-pontino, ben 9.000 ettari di terreno sono stati dedicati alla coltivazione dei kiwi. Nuove confetture, glasse e aceti di kiwi hanno già ottenuto il placet dei consumatori di tutto il mondo. Sarà così anche per la frutta esotica made in Italy? Mango, papaya, lime, bacche di goji e avocado italiani otterranno lo stesso risultato del frutto verde orientale? Staremo a vedere. Le basi per il successo ci sono tutte!