La cultura altro non è che il processo degli eventi storici costruiti e gestiti dall’uomo e le pietanze rientrano in uno di questi.
Il motivo per il quale il cibo viene fatto rientrare nelle tradizioni, quindi nella cultura di ogni popolo, è da ricondursi alle diverse occasioni in cui lo stesso viene trattato: durante la produzione, in quanto l’uomo, a differenza degli altri animali che abitano la Terra, ambisce a creare il proprio cibo; durante la sua creazione, preparazione e trasformazione affinchè, una volta acquistati gli ingredienti, gli stessi possano essere trasformati per mezzo di strumenti tecnologici (si pensi alla farina); infine, il cibo può definirsi ancora elemento culturale in riferimento all’atto della consumazione, dato che è l’individuo che sceglie i criteri legati alla dimensione nutrizionale (un esempio, può essere la colazione americana rispetto a quella europea).
L’uomo, pur facendo parte del mondo animale, è l’unico essere vivente che prima di consumarlo, trasforma il cibo a seconda delle sue esigenze, preferenze e identità.
Ma vediamo ora nello specifico, come il cibo può rappresentare le diverse culture.
Il cibo come mezzo di espressione dei popoli
Se diciamo spaghetti al pomodoro oppure pizza? Ovviamente non tarderai a ricollegare questo cibo al nostro bellissimo Paese. Pertanto, possiamo sostenere che questi due piatti possono essere definiti un simbolo di identità culturale dell’Italia, ossia uno strumento che aiuta la nostra comunità a esprimere la sua cultura.
L’essere umano, quindi, attraverso le pietanze che produce, crea, prepara, trasforma e consuma, esprime una propria identità culturale, determinata anche dalle componenti ambientali, geografiche, storiche, economiche e nutrizionali che caratterizzano la cultura stessa.
Non solo in Italia, ma ovunque nel mondo è pratica di uso comune attribuire determinate pietanze alle relative culture, così come identificarne altre in base alle rispettive abitudini a tavola, in sostanza siamo ciò che mangiamo.
Se pensiamo, ad esempio, a quanto è accaduto in Italia nel secondo dopoguerra, non possiamo che avere, all’interno del nostro territorio, un riscontro di quanto la cultura del cibo sia legata alle nostre radici: la migrazione dal Mezzogiorno di coloro che cercavano lavoro in città, nelle fabbriche deve farti pensare a quanto il cibo abbia contribuito a mantenere vivo in queste persone il ricordo dei loro Paesi d’origine, mitigando in loro quel senso di disagio fisico, ma soprattutto psicologico causato dall’allontanamento dalle proprie famiglie e abitudini di vita. Ma forse, ancora oggi è così: se analizziamo la situazione di Bologna, città in cui ha sede una delle più rinomante università d’Italia, non si può fare a meno di notare che le medesime abitudini di riappropriarsi del proprio gusto attraverso l’inoltro di alimenti fatti provenire dal proprio Paese è pressoché rimasto immutato nello spirito degli studenti fuori sede.
I fast food e ristoranti etnici
I cibi preparati presso i fast food, contrariamente a quanto sostenuto fino ad ora, forse non dovrebbero essere fatti rientrare in quelle pietanze rappresentative di una identità e sarebbe più opportuno classificarli come “non luoghi”, così come suggerito da Marc Augè (noto antropologo e etnologo francese), in quanto uguali in tutto e per tutto, nella forma e nella sostanza, a prescindere dal Paese in cui vengono aperti.
Oggi, questi luoghi non sono altro che la massificazione del gusto unitario, perché la politica interna è orientata unicamente alla proposizione di prodotti alimentari sicuramente inappuntabili sotto l’aspetto igienico ed economicamente accessibili da persone di tutte le età e fasce di reddito, ma che comunque rimangono inqualificabili dal punto di vista della cultura del cibo.
I fast food, infatti, eliminano le strutture culturali fondanti di tutti i cibi per lasciare spazio a piatti che vengono preparati in pochissimo tempo e in altrettanto vengono consumati dagli utenti.
Possiamo analizzare anche il fatto che sul nostro territorio sono presenti tanti ristoranti etnici, questo grazie alla presenza di un numero cospicuo di immigrati che si sono lanciati nella ristorazione ed è attraverso loro che noi riusciamo ad assaporare i piatti di altre culture e tradizioni e ciò spesso influisce sui gusti degli italiani stessi, i quali si stanno denaturando a favore di nuove tradizioni culinarie che potrebbero, in un futuro prossimo, entrare a far parte della storia.